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Sara Forti

Psicologa Psicoterapeuta

Dopo molti anni da ricercatrice in neuroscienze cognitive, mi occupo ormai di attività clinica da più di dieci anni.
​Nel 2000 conseguii la laurea quinquennale in psicologia sperimentale (Università di Padova), dunque il dottorato (PhD) in neuroscienze del comportamento (Università di Birmingham, UK), con la supervisione di uno dei massimi esperti mondiali, il prof. G. W. Humphreys. Da allora, intrapresi la carriera accademica nella neuro-psicologia cognitiva, come post-doc all’Università di Birmingham e poi come Principal Investigator dell'IRCCS Eugenio Medea. Per quanto la ricerca scientifica di base mi affascini, non riesce tuttavia a soddisfare il desiderio di apportare un contribuito tangibile al benessere delle persone; così, a trentacinque anni, iniziai il percorso quadriennale di specializzazione in psicoterapia cognitivo-costruttivista presso il Centro Terapia Cognitiva di Como, completai con il massimo dei voti.

Avendo vissuto io stessa all'estero, mi sono fin da subito interessata alle dinamiche psicologiche di chi vive lontano dal proprio paese o dalla propria città di origine; inoltre, all'inizio della mia pratica clinica, ho compreso quanto sia fondamentale portare, anche in questo settore, il confronto costante con i colleghi che ero solita avere in ambito accademico. Ho fondato Studio Internazionale Psicologia nell'intento di creare una realtà di riferimento per gli stranieri che abitano a Milano e un luogo di incontro e scambio per i terapeuti che esercitano nel quadro teorico della teoria scientifica dell'attaccamento.

​​​​Nella pratica clinica è evidente la mia formazione da ricercatrice, in quanto cerco di adottare esclusivamente metodi comprovati dalla ricerca scientifica internazionale; mi baso principalmente sulla teoria dell’attaccamento, che ha dimostrato l'esistenza una relazione stretta tra il nostro stile affettivo e quello dei nostri genitori.

Adotto un approccio integrato tra: la terapia cognitivo-comportamentale, che è riconosciuta dalle linee guida internazionali tra le più efficaci nella risoluzione di gran parte dei sintomi psicopatologici; la terapia cognitivo-costruttivista, che ha aggiornato la terapia cognitivo comportamentale classica alla luce delle scoperte neurofisiologiche più recenti (che hanno messo in luce un’ampia varietà individuale nelle reti neurologiche associative e una maggiore velocità e prevalenza di emozioni e sensazioni, rispetto ai pensieri, nella direzione del comportamento umano); la terapia EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), dal momento che anch'essa ha ottenuto un’importante validazione da parte dei comitati scientifici internazionali e si è dimostrata efficace addirittura nel riprogrammare biologicamente le reti neurali associative legate al vissuto personale; la terapia degli stati del sè (ego-state therapy) che è strettamente collegata alla terapia EMDR; alcuni aspetti dell' Acceptance and Commitment Therapy (ACT), che rappresenta la “terza ondata” del cognitivismo clinico, che sta importando nel metodo terapeutico alcuni concetti derivati dalla filosofia orientale, come l'auto-accettazione, l'auto-compassione e la dis-identificazione dal pensiero, inserendo se necessario nel percorso anche elementi di pratica Mindfulness.

​​È ampiamente dimostrato solo una buona relazione tra paziente (o cliente) e terapeuta permette di raggiungere un risultato. Non applico mai protocolli standard, ma creo un percorso terapeutico individualizzato insieme al paziente, in un clima di collaborazione reciproca verso obbiettivi condivisi. E considero fondamentale capire se ci si trova a proprio agio con me prima di intraprendere un percorso insieme.

​Coerentemente con le scoperte di neuro-psicologia e i presupposti della psicoterapia di tipo cognitivo-costruttivista, pongo l’accento dell’indagine sulle differenze individuali, convinta che non sia possibile scindere chi siamo e chi siamo stati, da ciò e come percepiamo quanto ci accade. Ovviamente le differenze individuali si sommano a quelle culturali, che vanno sempre rispettate, nel lavoro con persone di una cultura differente. Tutte queste differenze mi incuriosiscono e non mi permetterei mai di giudicare un vissuto o dei comportamenti differenti dai miei.


Il mio modo di essere terapeuta

Nessuno ci conoscerà mai come noi stessi ci conosciamo. Perciò un terapeuta non dovrebbe mai interpretare il tuo vissuto, ma fornirti un metodo per capirti ancora meglio diventando consapevole delle tue dinamiche interpersonali.

La mia responsabilità è quella di permettere che il percorso verso l'auto-consapevolezza avvenga in sicurezza e protezione, permettendo così di riuscire ad accettare sia le parti di sé che piacciono insieme a quelle che non piacciono, per poi identificare come raggiungere i propri scopi in maniera più funzionale e meno dolorosa.

Mettersi in discussione in un percorso di psicoterapia può non essere facile, ma può permettere di cambiare radicalmente atteggiamento verso se stessi, ottenendo risultati e metodi che dureranno per il resto della vita.

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Sara Forti
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